sabato 30 aprile 2011

LE INTERVISTE DI BERGOMIX presenta: CRISTINA GIORGILLI

Caro pubblico di Bergomix, qui con noi Cristina Giorgilli, giovane disegnatrice e inchiostratrice che abbiamo imparato ad amare su diversi albi a fumetti. Grazie per essere qua a condividere le tue idee e le tue opinioni sul mondo del fumetto.

Grazie a te per l'ospitalità! Sei sempre un ottimo padrone di casa. E grazie anche agli amici di Bergomix, che spero aumentino di anno in anno visto l'impegno organizzativo e le continue novità. (Per il “giovane” ti devo un caffè!)

1) Come nasce la tua passione per il fumetto?

Penso più o meno come quella di tutti: leggendo Topolino, il Corriere dei Piccoli e il Giornalino. Più avanti rubando Tex al papà e poi nascondendo il Dylan dentro il libro di letteratura del liceo.

2) Come hai iniziato la tua carriera?

Finito il liceo ho iniziato a lavorare per una società che realizza scenografie per i parchi giochi, era l'epoca degli Egizi a Gardaland, poi ho conosciuto un inchiostratore Disney, Gianmarco Villa. Mi sono incuriosita, lui mi ha dato la sua disponibilità a insegnarmi. Così, nel 1999, grazie alle buoni basi che mi ha dato, ho iniziato il corso in Accademia Disney, e nel 2000 ho messo le mani sulle prime matite, poi stato tutto talmente veloce che nemmeno io ci credo che son passati 11 anni!

3) Spesso molti non comprendono il ruolo essenziale che può avere un inchiostratore, ti andrebbe di spiegarci brevemente in cosa consiste la fase delle chine e come vanno ad incidere sul tratto del disegnatore a matita?

Credo basti pensare che la tavola inchiostrata è quella che effettivamente va in stampa, quindi quello che viene pubblicato è il lavoro realizzato dall'inchiostratore, non la matita. Se l'inchiostratore sbaglia o se non rende giustizia alla matita, il lavoro del disegnatore può essere davvero stato inutile. Altre volte invece succede che con una buona china anche una tavola mediocre faccia il suo effetto. Inchiostrate significa ridisegnare la tavola a china, che rispetto alla matita ti lascia meno margini di correzione, facendo attenzione a sottolineare i piani e i materiali, a evidenziare le espressioni e la gesticolazione che sono la base della narrazione perchè stabiliscono il legame tra i personaggi in scena. Oltre a questo c'è la questione del rispetto delle differenze di tratto tra i diversi disegnatori, che devono essere visibili. Quando mi capita di lavorare sulle matite di un disegnatore che non conosco mi piace ricalcare la tavola con la carta da lucido, prima di iniziare a inchiostrare, per vedere come costruisce le figure, come disegna le pieghe... insomma per capire al meglio il suo stile e poterlo rendere il più fedelmente possibile.

4) Cos'è il Fumetto per te?

Il modo di comunicare che più mi appartiene.

5) Il tema di Bergomix 2011 "Miti&Meraviglie del XXIーSecolo: I Supereroi". Cosa sono per te e cosa dovrebbero rappresentare i supereroi?

Per me l'eroe una persona normale che fa qualcosa che non ti aspetteresti mai o che non riusciresti mai a fare. Chessò mia mamma un eroe perchè cucina due volte al giorno da 40 anni e sempre sorridente e sempre cercando qualcosa di nuovo da mettere nel piatto. Il mio gatto è un eroe perchè ha paura del temporale ma mi viene a prendere al cancello anche quando diluvia, pure se ha una fifa blu. Dani è un eroe che tutte le mattine si sveglia prestissimo per andare al lavoro. Sono cose che ammiro ma so che, se abbasso la testa e mi stra impegno, posso farcela anche io!
Poi ci sono quelli che invece fanno cose che noi non potremmo mai fare, perchè hanno qualcosa in più che gli permette di farlo. Del tipo, io non potrò mai essere Superman perchè quello lì ha il super-udito, il super-soffio, la super-forza, il super-intelletto, è ventriloquo, vola, e l'abbiamo messo dentro una gabbia a sei vignette perchè lì ci sta simpatico ma se esistesse sul serio starebbe sulle palle al modo intero! Detto questo direi che il supereroe quello che non saremo mai, ma che, ci sono momenti in cui, vorremmo tanto essere.

6) Nel corso della tua carriera hai avuto modo di lavorare anche su Paperinik, Pikappa, e le sue storie. Ci racconti come hai vissuto quest'esperienza?

Innanzi tutto devo dire che Paperinik è una cosa. PK è tutta un'altra cosa.
Paperinik è un papero sfigato che si mette una maschera per fare l'eroe sfigato. E' una cosa che non capisco, se voglio leggere le storie del papero sfigato non mi serve che abbia il mantello, va benissimo il vestito da marinaretto.
PK è PK. Chissenefrega che sotto il costume ci sia Paperino, non ci interessa, non è importante. Pk è un super-eroe, non gli manca niente, anzi, gli avanza qualcosa!
Lavorandoci senti tantissimo questa differenza. Inchiostri Paperinik ed è come una qualsiasi storia di Topolino. Inchiostri Pk e sei gradini e gradini più in alto. Nemmeno hai la sensazione di lavorare su un prodotto Disney tanto è diverso da tutto il resto. Sei lì, fai la tua tavola e ti ci ritrovi completamente dentro. Lo stesso ho provato, anni dopo su Pirati dei Caraibi e poi su X-Campus e Young Doctor Strange.




7) Nell'ultimo anno son stati pubblicati due volumi, dedicati ai supereroi Marvel, per i quali hai lavorato alle chine. Come stata quest'esperienza?

Bellissima! Sulle matite, DiSalvo per X-Campus e Nardo per Young Doctor Strange, hanno fatto un lavoro fantastico. Io spero di avergli reso merito! Per me non era la prima esperienza al di fuori del fumetto umoristico. Per Disney avevo già lavorato su Pirati dei Caraibi e su Kilyon, e per la Hugo & cie ad un albo disegnato da Federico Bertolucci, che esigeva una china francese. Ma questi due prodotti Marvel mi hanno, prima, messo in crisi un bel po', e poi, decisamente dato grosse soddisfazioni!




8) Oltre alle tue chine, abbiamo potuto vedere anche delle tue illustrazioni, in progetti personali e all'interno dell'ambito Drawers. Che ci puoi raccontare di questi lavori?

Finito il corso in Accademia ho iniziato a lavorare sia come inchiostratrice che come illustratrice per libri di fiabe. Tra il 2000 e il 2003 ho realizzato 12 titoli di fiabe classiche, per la Edicart, e poi altri 4 qualche anno dopo, per la Rusconi. Ho smesso di disegnare perchè il lavoro come inchiostratrice ha preso una buona piega e mi ha assorbito completamente. Ogni tanto però mi piace cimentarmi in qualcosa di personale e non ti nascondo che sto cercando delle opportunità per riprendere un po' questa strada. Si tratta di ricominciare da molto indietro perchè, dedicandomi alla china, ho perso affinità con la matita.. ma c'è tutto il tempo per recuperare!
Drawers è la realtà che mi ha un po' spinto in questa direzione, e per questo ringrazio Luca Maresca che, proponendomi di entrare a far parte del gruppo, mi ha dato una bella opportunità.




9) Ho notato che in alcune illustrazioni hai uno stile molto vicino a quello di altri tuoi colleghi, come Giorgio Pontrelli e addirittura a quello di Tim Burton. E' vero? Che puoi dire del tuo stile di disegno?

Ecco, allora, con sommo imbarazzo chiedo scusa ai due mostri che citi qui sopra...
Mi sa che per loro il paragone gran poco edificante!
Su quello che può essere il mio stile ho un po' poco da raccontarti perchè ancora ci stiamo cercando. Come ti dicevo ho iniziato illustrando ma poi ho dedicato praticamente il 100% del mio tempo alla china e quindi non sono andata molto avanti nella ricerca di uno stile personale. Al momento faccio anche molta fatica a usare carta e matita, lo si vede bene quando disegno in pubblico, faccio ridere un bel po'! Quello che realizzo è fatto interamente a monitor con la tavoletta grafica. Mi viene facile disegnare coi tracciati perchè posso spostare più volte la linea e poi scegliere come la preferisco, posso cambiare i colori più volte, è più facile correggere. Insomma non ho affatto le idee chiare su quello che faccio. Per ora diciamo che devo macinare un bel po'!






Grazie per esser stata con noi!

Figurati, grazie a te!



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